Foto di Enrico Maria Rendina
La pace del mare notturno mi riscalda l’anima
Pesca all’occhiata dal molo dei Francesi. L’Occhiata è un pesce comune sia nel Mediterraneo che nell’Oceano Atlantico, si trova in tutte le coste e in mare aperto. E’ facilmente riconoscibile dalla presenza di una macchia nera sulla parte terminale del corpo (peduncolo caudale), l’occhio è circolare con delle dimensioni maggiori se confrontate con la taglia del pesce, può raggiungere i 35 cm di lunghezza e può superare anche il kg di peso.
L’occhiata viaggia sempre in branchi molto numerosi (più di 100 individui) che quando il mare è calmo si fermano immobili ad una determinata profondità e senza nuotare si fanno portare dalle correnti marine. E’ un pesce onnivoro (in grado di digerire sia cibi vegetali che animali) con una certa preferenza per i piccoli invertebrati come vermi e gamberetti, ma se opportunamente pasturato, accetta anche esche prodotto dall’uomo come il bigattino, la tremolina e i coreani.
In primavere e in estate frequenta zone dove l’acqua è poco profonda e quindi si può insidiare con varie tecniche dalla traina leggera (esche naturali vive o morte, esche artificiali come cucchiaini ondulanti o rotanti), oppure a bolentino. Dalla spiaggia o dagli scogli, le occhiate si possono catturare con la pesca al recupero (sugheri piombati o bombarde) utilizzando come esca il bigattino, il coreano, la tremolina, vermi o piccole esche artificiali.
E’ importantissima la tecnica di pasturazione, perché in genere i bigattini lanciati con la fionda e presi dalle correnti, finiscono per portare i pesci lontano dalla zona di pesca, per questo motivo è importante integrare alla pasturazione una base di sarda in modo da creare una nuvola di pastura a mezz’acqua che trattiene il pesce sul posto. E’ un pesce estremamente attratto dal colore bianco e in mancanza dell’immortale bigattino, si può usare un batuffolo di cotone oppure il grasso del prosciutto. Un’altra pesca divertente per insidiare l’occhiata è quella estiva fatta in canoa o in canotto trainando una piumetta montata su una lenza molto leggera. La sua carne è simile a quella dell’orata o del sarago.
Scritto da Marco Franco